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Associazione di Volontariato |
In Sardegna tra assistenza e ignoranza
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 31 MAGGIO 2013
Spesso sento nei media delle dichiarazioni fatte da genitori, sul mondo della disabilità che mi lasciano annichilita.
Persone che da tanti anni gestiscono certe situazioni con figli disabili, dovrebbero aver acquisito gli elementi, che aiutano la persona debole a vivere meglio in questo mondo pieno di leggi, di decreti, di circolari e quant’altro.
Davanti alla presenza di un figlio con una malattia rara, pur aspettando che scoprano a quale sindrome egli appartenga, si prende ogni aspetto della malattia e si cerca lo specialista. Per ogni problema si trova il medico adatto, così da far quadrato intorno al paziente.
I figli si inseriscono in ogni contesto dove si pensa possano trarre dei vantaggi, penso che stare con gli altri sia un ottimo elemento di crescita e di integrazione.
Rimango basita anche quando sento di bambini che non sono scolarizzati (per colpa di altri?).
Penso che questo non possa accadere perché i nostri ragazzi sono tutelati dalla legge 104/92. Basta che il genitore si faccia sentire e tutto dovrebbe rientrare nella regolarità, non penso oggi servano altri sistemi per farsi valere nell’accettazione della frequenza scolastica. I ragazzi disabili hanno diritto e sono accompagnati a scuola con i mezzi forniti dai Comuni o dalla Provincia, anche questo lo dice chiaramente la legge 104/92 e le famiglie “attente” lo sanno.
Abbiamo in Sardegna anche ragazzi che seguono le lezioni a casa collegati con le telecamere piazzate nell’aula e interagiscono con i loro compagni.
Questa è la nostra bellissima realtà tutta sarda.
Per quanto riguarda l’assistenza e un aiuto, sappiamo che in Sardegna abbiamo un ottimo alleato che è la legge162. E’ giusto si sappia che vengono finanziati sino a 14 mila euro all’anno secondo la gravità della persona, se in famiglia ci sono vari disabili la cifra si abbassa, comunque con due persone gravi si possono avere 20 mila euro, da investire in personale che segue il disabile sotto tutti gli aspetti, seguendo orari concordati dalle parti per portarli a fare di tutto: dalla passeggiata, lo sport, la piscina, le analisi, la terapia ecc.
Non penso che tutte le istituzioni sarde siano “cattive”, penso invece che ci siano tante persone che “ignorano” i loro diritti, ma ciò non deve far apparire la nostra Regione come fosse una posto dannato del terzo mondo.
Le lotte nel campo della disabilità le facciamo per non tornare indietro, ma riconosciamo “almeno” quel che di bello noi abbiamo e che non hanno altre Regioni
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